Alberi

 

Hermann Hesse, Roccolo a Montagnola, 1929, matita su carta.
© Hermann Hesse-Editionsarchiv, Offenbach am Main


In molte opere di Hesse paragona l'uomo ad un albero, assimilando così interpretazioni antropomorfiche di culture diverse (ad esempio dell'India, Giappone, Corea, Australia). Così dice nella famosa poesia Nella nebbia:
«Nessun albero vede l'altro, ognuno è solo».

Parla di un albero, in cui Piktor, nella fiaba dallo stesso titolo, viene trasformato. Anche nella sua ultima poesia Scricchiolio di un ramo spezzato, Hermann Hesse utilizza questa metafora per l'uomo.

Nel giardino di Casa Camuzzi
© Fondazione Hermann Hesse Montagnola

A Montagnola viene ispirato dagli alberi nel giardino della Casa Camuzzi, dalle passeggiate nei castagneti e più tardi dal giardino della Casa Rossa. Gli alberi diventano per lui creature animate e amiche. Nel 1927 Hermann Hesse scrive nel Lamento per un vecchio albero:
«[…] quando getto uno sguardo su questo giardino, esso non mi dà solo quello che dà allo sguardo rapito ed indifferente di qualsiasi estraneo, ma infinitamente di più […] conosco il fogliame di ogni albero, così come i suoi fiori e i suoi frutti, in ogni stadio del divenire e del morire, ognuno di esso è mio amico, di ognuno io solo so i segreti. Perdere uno di questi alberi significa perdere un amico.»

A Montagnola, nei pressi del Museo, i visitatori hanno anche oggi la possibilità di passeggiare nei castagneti e rivivere le descrizioni di Hesse di tassi, faggi rossi, camelie e magnolie.